FRANCO TANCREDI
È tornato alla Roma, come aveva promesso. Oggi addestra i portieri e ricorda il passato con nostalgia, senza rimpianti

Francobollo d'autore

di Marco Brunetti

Impossibile non accadesse quanto è accaduto. Cioè Franco Tancredi di nuovo alla Roma. Non più, comunque, nelle vesti di calciatore, bensì in quelle di preparatore dei portieri romanisti.
Un ritorno quasi doveroso per un uomo che ha scritto una delle pagine più belle dell'intera storia della Lupa, con la sua vittoria nel campionato 82-83 e la Coppa Italia conquistate a ripetizione.
Logico, giusto far vestire ancora all'ex portiere di Giulianova il giallo e rosso capitolino. Un riconoscimento alla sua professionalità, dentro e fuori il campo, dimostrata nei tredici anni trascorsi a difendere la porta romanista.
A trentasei anni abbondanti, Tancredi ha preferito appendere i guanti al chiodo e accettare l'offerta proveniente da Trigoria nonostante, nella scorsa estate, avesse ricevuto diverse telefonate (una da una squadra di A e due da due di B, per la precisione) per continuare a giocare.
Meglio tornare a casa, meglio riportare a Roma famiglia e cuore dopo la deludente esperienza torinese che continuare a girare per mezza Italia. E un consistente aiuto a fugare gli ultimi dubbi, gliel'hanno dato propri i tifosi della Roma che in occasione di Roma-Torino del passato campionato confezionarono per il «loro» portiere una scenografia da brividi, con tanti striscioni carichi d'affetto per il «mitico» Tancredi. Pensate, da quella domenica Franco non ha fatto altro che pensare alla Roma, anche se è assolutamente sbagliato dire che in precedenza aveva cancellato la Lupa dalla sua mente. Significativo, a questo proposito, quanto accaduto nello scorso giugno, con il Torino impegnato nella Mitropa Cup Mondonico, allenatore dei granata, avrebbe voluto impiegare Tancredi nella manifestazione ma Franco ha opposto un netto rifiuto, appellandosi al fatto che pochi giorni prima aveva giocato con la maglia della Roma nell'indimenticabile «Conti­day».
«Mi dispiace, ma voglio che l'ultima partita della mia carriera sia quella disputata con i colori giallo e rossi, con la "mia" maglietta, più o meno le sue parole. Capito il tipo?
Ormai romano a tutti gli effetti (e romanista da sempre), Tancredi ha immediatamente legato con Bianchi, uomo abituato come lui a parlare poco e a far parlare i fatti. I due hanno subito raggiunto un'intesa eccellente, anche perché Franco ha facilmente dimenticato di esser stato fino a poche settimane prima un calciatore e si è calato alla perfezione nei panni del tecnico. Esattamente quanto voleva Bianchi. E, a giudicare dal rendimento di Cervone, il lavoro di Tancredi si sta rivelando quanto mai produttivo. Un addestramento, quello che distingue Franco, che per forza di cose tiene conto degli insegnamenti ricevuti in passato da gente come Lido Vi eri o Roberto Negrisolo, autentici specialisti della materia.
Attualmente, Tancredi è impegnato a Coverciano nel corso di allenatore di terza categoria, anche se al momento appare difficile pensare che in futuro smetterà con l'addestramento dei portieri per dedicarsi alla direzione tecnica di una squadra.
Questi, comunque, sono discorsi che per ora non possono trovare conferme o smentite. «Qui mi sento davvero a casa mia», ripete a tutti. La conferma che, tutto sommato, farebbe fatica ad ambientarsi da un'altra parte.
A Torino non c'era riuscito, complice una situazione, soprattutto fuori campo, assai lontana dal suo modo di vedere e pensare. Come non capirlo? E' forse facile lasciare Roma, il suo clima, la sua gente, la sua anima?
Dopo Spinosi, Maldera, Scaratti, Superchi e Quintini il parco-tecnici della Roma si è «rinforzato» con altri due ex calciatori giallorossi, Tancredi appunto e Bruno Conti, allenatore degli Esordienti. Tutta gente che ha la Roma nel sangue e che ha il compito di dare continuità alla tradizione giallo­rossa.
Un impegno che per loro è anche un dovere, e che Tancredi affronta con lo stesso spirito di quando era il numero 1 della squadra. Senza troppi sorrisi, con la grinta di sempre. Ma anche con alcune curiosità novità, legate al suo nuovo ruolo.
Un esempio? L'addestramento con un pallone da rugby, impossibile o quasi da controllare per Cervone e Zinetti; oppure le «parate al buio», con i portieri romanisti bendati chiamati alla parata!
Nuovi accorgimenti, esercizi anche divertenti per garantire alla Roma una porta quanto mai serrata. Proprio come è accaduto per anni e anni con «Frank» estremo difensore dei sogni e delle speranze giallo­rosse.
E anche adesso che lui non volta più le spalle alla porta, si ha l'impressione che il destino della Roma sia ancora in buone mani.

Tratto da La Roma ottobre 1991

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